La legislazione sulla cannabis legale in Italia prevede che possano essere prodotte e commercializzate varietà con un alto contenuto di cannabidiolo, anche noto con la sigla CBD. Le percentuali possono raggiungere quote importanti sul totale della massa: anche sopra il 15, 20%.
Gli effetti terapeutici del CBD sono noti alla comunità scientifica da molti anni: vediamoli insieme e scopriamo se esistono effetti avversi alla sua somministrazione.
Il CBD non è psicoattivo
La molecola di CBD non comporta un cambiamento dell’umore e delle percezioni della realtà circostante. Al contrario del THC, la sicuramente più famosa molecola presente nella cannabis, non ha effetti psicotropi, droganti né assuefanti. Questo significa che l’assunzione anche di elevate quote di CBD per il trattamento di alcune patologie non comporta né stravolgimenti del comportamento, né mancanza di lucidità, né effetti di assuefazione.
Gli effetti positivi
Tra gli effetti positivi del CBD la comunità scientifica annovera:
- Buone capacità antidolorifiche
- Buona capacità di rilassamento muscolare
- Discrete capacità antinfiammatorie
- Buone capacità di riduzione della pressione del sangue e della pressione del liquido che circonda l’occhio
- Aumento della fame
- Riduzione della nausea
- Buone capacità di riduzione dell’agitazione motoria e dell’ansia
Per quali sintomi e patologie viene usato il cannabidiolo?
I disturbi e le malattie per cui è possibile impiegare il cannabidiolo sono molte: l’insonnia per esempio, oppure i dolori mestruali non rispondenti ad altri farmaci, o il fastidio alle articolazioni dovuto a traumi, infortuni, artrosi. Giovano dei suoi effetti i malati di glaucoma (una malattia che aumenta la pressione del liquido che contorna i bulbi oculari e può causare, se trascurata, cecità), chi è in cura per l’anoressia o soffre di malattie che rendono difficoltosa l’alimentazione, oppure chi soffre di forme di epilessia e fastidi invalidanti dovuti alla chemioterapia o alla radioterapia.
Il cannabidiolo viene utilizzato anche per finalità compassionevoli: si tratta di terapie impostate non per risolvere o curare una patologia, ma per offrire sollievo dai sintomi più invalidanti e dolorosi di condizioni croniche o terminali.
L’Unione Europea autorizza la prescrizione di alte dosi di questa molecola in moltissimi casi di malati invalidi e terminali: consulta il tuo medico per saperne di più e per verificare se la tua condizione e le tue terapie sono compatibili con il CBD.
Gli effetti negativi: esistono?
Per quanto il CBD sia una molecola importantissima nel trattamento di molte patologie e nella riduzione di tanti sintomi che inficiano le giornate dei malati, esistono alcuni effetti collaterali noti.
Il primo -e più noto ai consumatori- è la secchezza della bocca. Il CBD agisce infatti a livello delle ghiandole salivari, inibendone il lavoro per alcune ore.
Il secondo è la possibilità di abbassare troppo repentinamente la pressione del sangue, causando vertigini.
Il CBD è responsabile anche di una modesta sonnolenza: sicuramente ciò è un bene per chi usa la molecola per trattare l’insonnia ostinata, ma non è possibile assumerlo prima di mettersi alla guida o al lavoro, proprio per la pericolosità della combinazione tra riflessi rallentati e attenzione necessaria al volante.
L’ultimo effetto riguarda l’assorbimento epatico dei farmaci: interferendo con questo processo potrebbe non attagliarsi bene ad una terapia già impostata con medicine che attraversano proprio questa via.