Negli ultimi mesi, in Sudamerica ci sono stati numerosi casi di bambini affetti da microcefalia. A detta degli esperti si tratta di una malattia poco comune fino a poco tempo fa e che, secondo l’OMS, potrebbe diffondersi in maniera “esplosiva” in tutto il mondo. È il Virus Zika, e promette di far parlare di sè.
Cos’è?
Si tratta di un virus isolato per la prima volta in Uganda nel 1947. Finora non è stato molto attenzionato dalla comunità scientifica perché provoca sintomi lievi, simili a quelli della comune influenza, come febbre per circa una settimana e degli sfoghi cutanei.
Da qualche mese a questa parte, però si è capito che esso è molto pericoloso per le donne in gravidanza, in quanto può far nascere bambini affetti da microcefalia, e dunque malformazioni molto gravi che possono compromettere seriamente la vita dei nascituri.
Il virus fu scoperto in un macaco nella foresta Zika, in Uganda, nel 1947 e all’inizio fu catalogato come un virus simile a quello che provoca la febbre gialla. Soltanto 5 anni dopo, nel 1952 si capì che si trattava di qualcosa di diverso.
L’allarme è scoppiato nel 2015, in Brasile, dove sono stati segnalati circa 3.500 casi di microcefalia nei bambini appena nati tra ottobre e le prime settimane di gennaio del 2016.
Come si trasmette?
Il virus Zika viene trasmesso dalle punture di zanzare del genere Aedes, le stesse che trasmettono la Dengue e altri tipi di malattie tipiche delle zone tropicali. In sintomi della malattia non si manifestano subito, ma dopo un periodo di incubazione che può variare (da 3 a 12 giorni).
Quali sono i sintomi?
Questo tipo di virus non provoca sintomi molto gravi, porta soprattutto febbre non molto alta, eruzioni cutanee, dolori a muscoli e articolazioni, mal di testa e talvolta congiuntivite. Essi si manifestano per un paio di giorni.
Come si cura?
Come per molte altre malattie virali, attualmente non esiste una cura. Si deve solo aspettare che il sistema immunitario si organizzi per debellare da solo il virus. L’unica cos che si può fare è attenuare i sintomi ed evitare che il corpo si debiliti, indebolendo in questo modo le difese immunitarie.